In questo inizio di autunno, periodo di funghi e tartufi, molti connazionali sono alla ricerca di “trattorie” tipiche, dove poterli gustare. Domenica scorsa, ospite di amici, sono stato in Valmarecchia zona del famoso tubero. I ristoranti e le trattorie erano pieni di gente vociante. Il mio anfitrione, persona nota in paese, disse di aver trovato “il posto” solo perché amico del proprietario!
Quest’asserzione m’indusse a fare una considerazione di natura socio - economica: Come motivare l’apparente dicotomia tra crisi e locali pieni.
Con l’aiuto dell’amico e dei proprietari conoscitori della stragrande maggioranza della clientela, rilevai che su 47 conviviali 30 erano dipendenti e pensionati, 7 erano “partite iva”, 10 bimbi/studenti/mogli. Quindi nel locale il 64% dei presenti era dipendente il 15% era autonomo e il 21% i restanti.
Volendo allargare l’orizzonte e portarlo sul piano Italia, per verificare se il rapporto fosse realistico o falsato dalla esiguità dei numeri era necessario fare un’altra indagine:
- Popolazione italiana residente circa 62 ml;
- 18 ml circa di lavoratori dipendenti;
- 2,2 ml lavoratori a qualsiasi tipo a tempo determinato (lav);
- 3,3 ml dipendenti pubblici;
- 23,3 ml pensionati a vario titolo (istat)
Il totale di questa galassia è rappresentata da 46,6 ml di persone pari al 75% dell’intera popolazione ed è conosciuta anche come titolari di reddito fisso.
A questi 46,6 di persone si contrappongono gli Autonomi (le c.d. Partite Iva) che ammontano a 5,6 ml. di persone, pari al 9% della popolazione.
Le due percentuali (nazionale e locale) sono sostanzialmente uguali, identico è il rapporto rilevato nel ristorante.
Si può dire,ora, che la preponderanza dei lavoratori dipendenti è dovuta “esclusivamente” al fattore statistico?
La scienza statistica anche se da informazioni precise, se non è ponderata, produce storture, perciò da sola non basta a capire il “fenomeno”. Manca, per avere un quadro più completo un altro elemento: l’intuitu personae.
Se si analizza questo elemento, emerge che il dipendente può contare su importantissime certezze tali da motivare in modo positivo le sue scelte economiche.
Quali sono queste sicurezze?
==> 46 ml. di soggetti hanno la certezza di poter contare, ogni fine mese, sul regolare e puntuale accredito dei loro stipendi/salari/pensioni (principio dell’affidamento);
==> Lo stipendio/pensione negli anni di crisi sono cresciuti almeno dell’indice Istat, per cui il potere di acquisto è rimasto invariato ovvero aumentato per effetto del periodo di deflazione;
==> Una cospicua percentuale dei lavoratori, soprattutto, i “pubblici” hanno un’altra certezza: La conservazione del posto ad libitum;
==> Tutele assistenziali e previdenziali. Se un dipendete è colpito da influenza, sarà in malattia, a casa, pagato regolarmente fino a quando non starà perfettamente a posto. Se una dipendente è incinta ha 24/36 mesi di tutele. Se un dipendente perde il posto di lavoro, per un congruo periodo avrà diritto all’indennità di disoccupazione;
Tutte le certezze che sono in capo alla categoria reddito fisso e sono considerate, complessivamente positive, per gli autonomi è giusto l’opposto.
Quali sono queste incertezze?
==> Nessuna certezza di avere un reddito o, un quind minimo garantito sul quale poter contare (mancanza totale del principio dell’affidamento);
==> Nessuna certezza di poter incassare quanto venduto (casistica esplosa violentemente a partire dal 2007);
==> Nessuna tutela assistenziale/previdenziale. Se il titolare di un’azienda ha l’influenza e non ha dipendenti avrà un doppio danno: l’attività chiusa (mancate vendite), e nessuna indennità, perciò ogni giorno di assenza è un giorno di mancate vendite. Se una titolare è incinta o lavora fino al giorno prima di partorire o se resta a casa nulla percepirà. Se un’azienda chiude per mancanza di lavoro, il titolare dal giorno dopo resta senza nessuna occupazione e men che meno percepirà indennità;
==> Le aziende pur di vendere hanno diminuito i prezzi con la logica conseguenza di aver assottigliato ulteriormente i loro redditi.
Per 40 ml di persone (nel conto sono stati sottratti 6 ml. di soggetti quali, precari, cassa integrati, co.co. pensionati al minimo) in questi anni di crisi nulla è cambiato.
Il sig. Rossi, dipendente di un qualsiasi ente (privato o pubblico poco influisce) che nel 2007 poteva recarsi a pranzo in una domenica di autunno, per assaporare il tartufo, potrà continuare ad andare anche nel 2014 a gustare questo meraviglioso tubero, perché statisticamente ed economicamente nulla gli è cambiato. Il sig. Bianchi, imprenditore, che nel 2007 assaporò anch’egli il gustoso tubero, nel 2014 dovrà dare forfait perché dovrà far fronte ai cresciuti impegni.
Morale: quando non riuscite a capire il perché, nonostante la crisi, i locali siano pieni, le autostrade colme ricordatevi delle percentuali di composizione della galassia lavoro in Italia: su 100 persone che gironzolano, 75 sono dipendenti/pensionati, 9 sono autonomi, 16 tutti gli altri.
21.10.2014